L’Analisi del Mito

Platone visse tra il V e il IV secolo a.C. ad Atene. Nella sua opera filosofica “La Repubblica” Platone affronta il tema della giustizia, terminando con il mito di Er.

Il mito concerne la vita, la morte, il giudizio e la libera scelta della nuova esistenza. Platone afferma che l’uomo è libero di scegliere se essere giusto o meno. Una libertà fondata non sulla volontà ma sulla conoscenza del bene e del male.

“La responsabilità è di chi sceglie; la divinità è senza colpa” 
Repubblica X 617e

 

Introduzione

Secondo la tradizione greca l’uomo era soggetto alla volontà degli Dei e al destino. Platone cambia completamente questo schema; secondo lui è l’anima a scegliere la propria vita nell’ambito delle possibilità offerte dagli Dei.

Il comportamento dell’anima viene giudicato dopo la morte da giudici che hanno la facoltà di mandare l’anima in cielo o a condannarla alle pene nelle profondità della terra.

La permanenza in cielo non è definitiva; dopo un certo numero di anni l’anima ritorna sulla terra a vivere una nuova vita. Lo stesso avviene per le anime inviate nelle profondità della terra. Solo alcuni condannati rimangono in perpetuo nel luogo della loro sofferenza.

Prima di ritornare sulla terra le anime possono scegliere quale modello di vita vivere. Dopo la scelta l’anima dimentica il passato e torna sulla terra. In tal modo il cerchio si chiude ed inizia una nuova vita.


Il mito di Er – incipit

A conclusione della Repubblica Platone pone il “mito di Er”.

Er è un uomo che muore in guerra e compie un viaggio nell’aldilà. Ad Er è concesso di vedere cosa accade dopo la morte e di poter tornare su questa terra a raccontare quanto ha visto.

“Er, figlio di Armenio, originario della Panfilia, era morto in guerra. Quando, al decimo giorno, si portarono via dal campo i cadaveri decomposti, fu raccolto intatto e ricondotto a casa per essere sepolto. Al dodicesimo giorno, quando già si trovava disteso sulla pira, ritornò in vita e raccontò quello che aveva visto laggiù” Repubblica X 614b


Il prato

Le anime, dopo la morte, giungono in un prato dove si diramano quattro vie: una via conduce in alto verso il cielo ed una ne discende.

Una via conduce in basso verso le profondità della terra e l’altra risale dalla profondità.

“Disse che la sua anima, dopo essere uscita dal corpo, si mise in viaggio, assieme a molte altre, finché giunsero a un luogo meraviglioso nel quale si aprivano due voragini contigue nel terreno e altre due, corrispondenti alle prime, in alto nel cielo” Repubblica X 614c


Il giudizio

In mezzo alle quattro vie siedono i giudici delle anime.

“In mezzo ad esse stavano seduti dei giudici”                                                                      Repubblica X 614c

Vengono valutate le azioni in giuste ed ingiuste.

“Per ogni ingiustizia commessa e ogni persona offesa le anime avevano scontato una pena decupla; ciascuna pena era calcolata in cento anni perché tale è la durata della vita umana, in modo che pagassero un fio dieci volte superiore alla colpa”                                            Repubblica X 615a, 615b

“… se invece avevano fatto benefici e si erano comportati in modo giusto e pio, ricevevano la debita ricompensa nella stessa misura”                                                                                 Repubblica X 615b

Le anime giudicate giuste prendono la via verso l’alto, le ingiuste la via verso il basso.

“… i giudici … ordinavano ai giusti di prendere la strada a destra che saliva verso il cielo … agli ingiusti di prendere la strada a sinistra che scendeva verso il basso”                                             Repubblica X 614c


 

Ritorno al prato

Dalla via che scende dal cielo arrivano le anime pure, dopo avervi passato un periodo in cui hanno potuto contemplare visioni di beatitudine e di straordinaria bellezza.

Dalla via che risale dalle profondità arrivano le anime che sono state purificate dopo un periodo di sofferenza proporzionale alla colpa commessa quando erano in vita.

“… dall’altra voragine della terra risalivano anime piene di lordura e di polvere, dall’altra posta nel cielo scendevano anime pure”                                                         Repubblica X 614d

Non tutte le anime riescono a risalire dalle profondità. Esistono infatti alcune anime inguaribili.


 

Le Moire

Le tre Moire, figlie della Necessità, seguono il nascere e lo svolgersi della nuova vita.

“Altre tre donne sedevano in cerchio a uguale distanza, ciascuna sul proprio trono: erano le Moire figlie di Anànke (v.g. Necessità), Làchesi, Cloto e Atropo … Làchesi cantava il passato, Cloto il presente, Atropo il futuro”                                                                                                Repubblica X 617c

Le anime ritornate al prato si preparano ad una nuova vita.

“‘Anime effimere, è questo il principio di un altro periodo di quella vita che è un correre alla morte’.”                                                                                                             Repubblica X 617e


Scelta del modello di vita

Tra le anime ritornate al prato viene sorteggiato un ordine di scelta.

Ogni anima potrà scegliere un nuovo modello di vita.

“Non sarà il demone a scegliere voi, ma sceglierete voi il vostro demone. Chi è stato sorteggiato per primo, per primo scelga la vita alla quale sarà necessariamente congiunto. La virtù non ha padrone, e ognuno ne avrà in misura maggiore o minore a seconda che la onori o la disprezzi. La responsabilità è di chi sceglie; la divinità è senza colpa’.” Repubblica X 617e

Occorre prepararsi a fare la scelta giusta tra la vita buona e quella cattiva.

“… lì sta il più grave pericolo per l’uomo, nonché il principale motivo per il quale ognuno di noi deve preoccuparsi di ricercare e apprendere questa cognizione trascurando le altre, nella speranza di poter riconoscere e trovare chi lo renda capace ed esperto a distinguere la vita buona da quella cattiva” Repubblica 618c

L’ordine di scelta non impedisce di poter vivere in modo accettabile e virtuoso.

“Anche chi è arrivato per ultimo, se sceglierà con giudizio e vivrà con rigore, può disporre di una esistenza accettabile e non indecorosa. Il primo a scegliere non sia distratto e l’ultimo non si scoraggi’.” Repubblica X 619b


Filosofia

La filosofia è il mezzo per raggiungere la felicità.

“… se infatti chi viene a questa vita si applicasse sanamente alla filosofia e il sorteggio non lo ponesse a scegliere tra gli ultimi, è probabile che, stando a quanto ci viene riferito dall’aldilà, non solo sarebbe felice su questa terra, ma compirebbe anche il viaggio da qui a laggiù e il ritorno qui per una strada non sotterranea e aspra, bensì liscia e celeste” Repubblica X 619e

per chiarire il significato di vivere secondo filosofia:

“… ‘fare della filosofia rettamente‘ consiste nel non scegliere i tipi di esistenza peggiori al posto dei migliori per ignoranza del migliore e del peggiore, e, quando si siano scelti i migliori, nel non inclinare verso i peggiori per un impulso non controllato” Proclus


Demone custode

Dopo il sorteggio e la scelta ad ogni anima viene assegnato un demone angelico che accompagna l’anima e la guida.

“… Làchesi … a ciascuna assegnava come custode della sua vita ed esecutore della sua scelta il demone che si era preso” Repubblica X 620e


Destino

Ogni anima ha un destino scelto al momento del sorteggio.

“… Cloto … sanciva il destino che [l’anima] aveva scelto al momento del sorteggio” Repubblica X 620e

“… Atropo … rendeva immutabile la trama filata” Repubblica X 620e

“… da lì l’anima andava senza voltarsi ai piedi del trono di Anànke (v.g. Necessità) e lo superava” Repubblica X 620e


Oblio

Dopo il sorteggio e la scelta le anime si preparano ad entrare nella loro nuova vita dimenticando la loro vita passata.

“… le anime … si avviarono verso la pianura del Lete (v.g. Oblio) … si accamparono presso il fiume Amelete … furono costrette a bere … e chi via via beveva si dimenticava di ogni cosa” Repubblica X 621a

 


 Conclusione

“… questo mito … potrà salvare anche noi, se gli crederemo … E se daremo retta a quanto ho detto, considerando l’anima immortale e capace di sopportare ogni male e ogni bene, terremo sempre la via che porta in alto e praticheremo in ogni modo la giustizia unita alla saggezza; in questo modo saremo cari a noi stessi e agli Dei sia finché resteremo quaggiù, sia dopo che avremo riscosso i premi della giustizia, come vincitori che vanno in giro a raccogliere premi, e godremo della felicità su questa terra e nel viaggio di mille anni che abbiamo descritto” Repubblica X 621c, 621d

Il fiume Lete

Il Lete è il fiume dell’oblio, utilizzato nella mitologia greca e romana.

  • Il fiume è presente nel X libro della Repubblica di Platone, dove viene narrato il mito di Er, disceso nell’oltretomba per conoscere i misteri della reincarnazione delle anime.
  • L’opera latina più famosa che ne parla è l’Eneide di Virgilio, nel VI° libro.

In esso le anime dei Campi Elisi vi si tuffano quando devono reincarnarsi dimenticando le vite passate,

  • Esso è citato anche da Dante Alighieri nel Purgatorio: immagina che in questo fiume, situato nel paradiso terrestre, sul monte del Purgatorio, si lavino le anime purificate prima di salire in Paradiso, per dimenticare le loro colpe terrene. Accanto al Lete scorre il fiume del ricordo delle cose buone del proprio passato, l’Eunoè.

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